DOVE E QUANDO EFFETTUARE IL TEST HIV E IL TEST SIFILIDE A RISPOSTA RAPIDA
DESCRIZIONE OBIETTIVI E RISULTATI ATTESI:
Bisogni/problemi affrontati nel progetto
La diagnosi tardiva dell’infezione da HIV rappresenta uno dei principali ostacoli sulla via del controllo di questa infezione nel nostro paese così come a livello globale. Questo fenomeno determina infatti diverse conseguenze negative. In primo luogo, la persona con HIV diagnosticata tardivamente non ha l’opportunità di iniziare nei tempi ottimali la terapia antiretrovirale ed ha, da una parte, un rischio più elevato di giungere ad una fase conclamata della malattia e dall’altra una ridotta probabilità di un pieno recupero immunologico una volta iniziato il trattamento farmacologico. In secondo luogo, la mancanza di consapevolezza dello stato di infezione può favorire un’ulteriore diffusione del contagio. E’ stato, infatti, dimostrato che le persone con infezione da HIV riducono, in parte o completamente, i comportamenti a rischio di trasmissione dell’infezione una volta informati del loro stato. Inoltre, vi sono evidenze di un’efficacia di interventi di prevenzione della diffusione del contagio indirizzati alle persone con infezione da HIV nota. In terzo luogo, la terapia antiretrovirale, riducendo sensibilmente la carica virale può anche contribuire a limitare la diffusione del contagio. Infatti, una persona consapevole del proprio stato sierologico che assume una terapia efficace ha un rischio molto ridotto di trasmettere l’infezione agli altri. Dati di programmi di sorveglianza sull’incidenza di nuove infezioni in paesi, sia occidentali che in via di sviluppo, hanno mostrato una tendenza alla riduzione delle infezioni proporzionale all’incremento delle diagnosi e di trattamento dell’infezione. Nel nostro paese tuttavia i dati disponibili sembrano indicare che non esiste alcuna tendenza alla riduzione del numero delle nuove infezioni e suggeriscono che alcuni settori della popolazione, come gli uomini che hanno rapporti sessuali con uomini e coloro che assumono sostanze stupefacenti, continuano ad essere particolarmente colpiti dal contagio. In particolare in Piemonte nel 2012 in 8 casi su 10 le nuove diagnosi di infezione da HIV sono state in uomini, valore in crescita rispetto al 2011. Nell’ultimo anno la fascia di età più rappresentata è quella che va dai 35 ai 44 anni, ma il tasso di incidenza più elevato si registra nella popolazione piemontese tra i 25 e i 34 anni di età (17casi per 100.000). Nel 2012 quasi la totalità (9 casi su 10) delle nuove diagnosi di HIV sono attribuibili a rapporti sessuali non protetti. Dal 1999 si registra un continuo calo di diagnosi attribuibili allo scambio di siringhe non sterili in consumatori di droghe per via endovenosa: questa modalità riguardava il 30% dei casi nel 1999, scende al 5% circa nel 2012. Negli ultimi anni le modalità di trasmissione dell’infezione da HIV si stanno modificando, in Piemonte come a livello nazionale e europeo. Si sta osservando un aumento di casi attribuibili ai rapporti omo/bisessuali non protetti che nel 2012, nella nostra regione, risultano la
prima modalità di trasmissione (49%). La frequenza di nuove diagnosi attribuibili a questa modalità è
più che raddoppiata dal 1999 al 2012. Tra gli uomini che hanno rapporti sessuali non protetti con altri
uomini, inoltre, si registra una quota più elevata e crescente di infezioni recenti. Resta molto alta la quota di diagnosi effettuate in ritardo soprattutto tra chi riferisce rapporti eterosessuali non protetti come modalità di acquisizione dell’infezione: in 4 casi su 10 le persone che hanno riferito questa modalità hanno avuto la diagnosi quando il loro sistema immunitario era già
compromesso o si era sviluppata la malattia (AIDS) (Dati HIV/AIDS in Piemonte aggiornamento 2013 SEREMI ASL AL).
Secondo stime del CDC, le nuove infezioni per via sessuale potrebbero essere ridotte del 30% ogni anno se tutte le persone con infezione conoscessero il loro stato sierologico. Nel nostro paese si stima che circa 150.000 persone abbiano contratto l’infezione da HIV e circa 1 su 4 sia inconsapevole dell’infezione. Inoltre, ogni anno si verificano intorno a 4.000 nuovi casi. Le strategie di offerta dei test rapidi sono state sviluppate, di conseguenza, sia per fornire assistenza e cura a queste persone, sia per ridurre il rischio di trasmissione a nuovi soggetti. Anche se viene consigliato agli adulti, agli adolescenti e alle donne gravide di sottoporvisi volontariamente (e routinariamente in caso di comportamenti a rischio), l’esecuzione del test comporta timori e riluttanze. Alcuni di questi possono essere ridimensionati se in una sola visita si effettua il test e si fornisce sia il risultato sia un counseling appropriato. La facoltà dei soggetti di rifiutare il test deve essere salvaguardata oltre che come diritto per sé, anche per facilitare la relazione medico-paziente. Il ‘miglioramento’ del test rappresentato dalla possibilità di avere contestualmente il suo risultato ha l’obiettivo di aumentare le possibilità di screening, identificare le persone sieropositive e fornire loro un counseling adeguato per fornire una assistenza medica appropriata e ridurre la trasmissione di HIV. Sia la rapidità del test che permette di fornirne subito il risultato, sia la disponibilità dei materiali sui quali il test viene eseguito (saliva o goccia di sangue prelevata da un dito), sono importanti per approcciare le persone, per ottenere il consenso al test, indirizzarle al trattamento se necessario e invitarle alla notifica della loro condizione ai partner. La rilevazione dell’infezione acuta rimane un problema clinico e di laboratorio. Oggi viene effettuata mediante la detezione degli acidi nucleici seguita dalla rilevazione degli anticorpi con ELISA di ultima generazione che rileva precocemente sia anticorpi che componenti del virus. La sensibilità e l’efficienza dei test rapidi nella infezione acuta è stata valutata in uno studio del CDC comparandola all’amplificazione degli acidi nucleici e a ELISA di 3° e 4° generazione. Quando era in atto una sieroconversione, i test rapidi sono stati in grado di rilevare una infezione acuta solo nel 22-33% dei campioni, rispetto al 55-57% dei saggi di 3° generazione e all’86-88% dei saggi di 4° generazione. Ciò indica che lo screening mediante ricerca degli acidi nucleici rimane fondamentale per la diagnosi di infezione acuta. Un ulteriore studio del CDC ha comparato l’uso del test rapido all’impiego ripetuto di ELISA a intervalli successivi all’eventuale trasmissione in 3 setting diversi (una clinica di malattie sessualmente trasmesse, un ambulatorio per uomini che fanno sesso con uomini e un ambulatorio di screening e counseling dell’infezione da HIV) valutando i costi e i benefici dell’intervento dal punto di vista sociale. Le variabili considerate includevano le frequenze di casi di infezione acuta, la frequenza dell’uso del test ELISA e i costi. L’analisi ha indicato che lo screening dell’infezione acuta mediante pool di acidi nucleici seguita da saggi ELISA o test rapidi ha vantaggi in termini di costi solo nei setting dove l’incidenza dell’infezione è molto elevata.
Il ritardo di diagnosi dell’infezione da HIV appare almeno in parte correlato a barriere di accesso al test che riguardano alcuni segmenti della popolazione. Per contrastare il fenomeno della diagnosi tardiva dell’infezione da HIV una iniziativa importante è quella incentrata sull’offerta di test per HIV in contesti diversi da servizi tradizionalmente deputati a questa attività ed in Europa esistono importanti esperienze che dimostrano la potenziale efficacia di queste iniziative (www.cobatest.org). In tre progetti appena conclusi e uno in partenza in collaborazione con FARMACIA COMUNALI DI TORINO abbiamo valutato l’accettabilità del test salivare e per goccia di sangue per HIV in contesto associativo e ne abbiamo analizzato l’efficacia in termini di nuove infezioni identificate e persone giunte alle cure (Circa due reattività confermate ogni 150 utenti, secondo dati di efficacia – efficienza dei test dello Spallanzani di Roma e dell’Istituto Superiore di Sanità il rapporto è 1 ogni 200 utenti). A tutti i soggetti maggiorenni afferenti ai luoghi di svolgimento selezionati nel periodo in studio è stato proposto di sottoporsi volontariamente al test per HIV a risposta rapida su un campione di fluido orale o per goccia di sangue. Le persone con test reattivo, sono state inviate con un percorso facilitato presso il Centro di Cura di riferimento (Reparto malattie infettive dell’Amedeo di Savoia ASL TO 2 – Dott. Dal Conte Ivan ) per l’effettuazione del test di conferma e per il follow up clinico. Nei tre progetti abbiamo effettuato 500 test, dato elevatissimo verso la popolazione LGBT individuando 6 casi reattivi confermati attraverso test amatici e conta CD4, e ora testeremo 100 persone. I progetti hanno documentato l’elevata capacità della nostra associazione di garantire l’accesso al test ed il collegamento con i centri clinici. Il progetto si colloca tra gli Obiettivi stabiliti a Livello della Regione Piemonte- Piano di Prevenzione 2014 – 2018, M09 Ridurre la frequenza di infezioni/malattie infettive prioritarie Obiettivi Centrali 9.5 Ridurre i rischi di trasmissione da malattie infettive croniche o di lunga durata, obiettivi specifici regionali Ridurre i rischi di trasmissione da malattie infettive quali tubercolosi e infezioni da HIV e IST. Piano Sanitario Nazionale 2014 – 2018 2.9. Riduzione la frequenza di infezioni/malattie infettive prioritarie – “INFEZIONI SESSUALMENTE TRASMESSE; HIV, AIDS” Neisseria Gonorrea 2,2% negli uomini, nel 2011 la metà dei casi (56%), di nuove diagnosi da HIV era già in AIDS, evidenziando un ritardo nella diagnosi. Nel 2011 l’incidenza di nuovi casi da HIV è rimasta stabile (5,8/100.000 residenti).
Obiettivi del progetto
Il progetto intende contribuire a diminuire la percentuale di diagnosi tardive dell’HIV e favorire un rapido indirizzamento al trattamento e per la prevenzione dell’HIV raggiungendo un’ampia fascia di popolazione mediante un servizio di testing HIV community-based in setting non clinici e in orari non convenzionali, più consoni alla comunità. La strategia community-based che viene raccomandata dall’OMS per tutte le popolazioni chiave, inclusi i maschi che fanno sesso con maschi (MSM), si riferisce alla promozione e offerta attiva del test HIV, collegata ad un referral immediato per il trattamento in caso di esito positivo, ma gestita direttamente da operatori alla pari provenienti dalla comunità, anche operatori non clinici ma appositamente formati.
Coerentemente con le priorità che l’Associazione si è data, il presente progetto intende rappresentare un pilota di servizio fisso di testing HIV community-based in collaborazione con le istituzioni sanitarie locali, avente l’obiettivo di spostare l’offerta di test in un setting non clinico e in orari non convenzionali, più consoni alla comunità.
Il presente progetto prevede, dunque, la strutturazione di uno sportello socio sanitario non permanente di community-based, in grado di favorire l’accesso alla diagnosi precoce dell’HIV per le popolazioni chiave più vulnerabili, come MSM, che potrebbero non cercare attivamente i servizi di test e counselling HIV all’interno del sistema di assistenza sanitaria ufficiale o trovare ostacoli nel farlo. Lo sportello socio sanitario è una struttura dedicata al test rapido per promuovere e sensibilizzare all’utilizzo del test HIV in modo anonimo. Questo tipo di servizio è già presente in forma stabile in altre città europee come Barcellona, Lisbona, Atene, Belgrado e, in Italia, a Bologna ma in maniera permanente in collaborazione con le Istituzioni pubbliche. Lo sportello che verrà attivato oltre ad essere un luogo dove si effettuano i test in modo gratuito diventerà anche un luogo di incontro, di informazione e documentazione sulle tematiche riguardanti HIV e AIDS e di altre malattie a trasmissione sessuale.
Gli obiettivi generali delle attività di counselling e test volontari community-based offerte dal saranno di:
- aumentare l’accesso al test HIV ed altre IST tra gli MSM;
- facilitare l’accesso al test e counselling HIV per gli MSM;
- aumentare il numero (la percentuale) di individui con HIV consci del loro status sierologico;
- ridurre la percentuale di diagnosi tardive dell’HIV tra gli MSM;
Questi obiettivi verranno raggiunti con servizi di elevata qualità, in grado di assicurare l’aderenza agli standard qualitativi internazionali o nazionali e il raggiungimento di un’ampia copertura per questa popolazione chiave più vulnerabile cui sono destinati i servizi. Gli elevati standard qualitativi a cui tenderanno i progetti pilota di servizio di testing HIV community-based, comprendono:
- l’offerta di counselling pre-test a tutti gli individui che cercano counselling e/o il test presso Casa Arcobaleno (Via Lanino 3/a Torino);
- la garanzia che un’alta percentuale di individui sottoposti al test presso Casa Arcobaleno ne ricevano l’esito;
- l’offerta di counselling post-test a un’alta percentuale di individui risultati HIV positivi presso Casa Arcobaleno;
- l’offerta di counselling post-test a un’alta percentuale di individui risultati HIV negativi presso Casa Arcobaleno
- l’offerta di counselling pre-test a tutti gli individui che cercano counselling e/o il test presso mezzo mobile Gay Village organizzato in occasione del Pride di Luglio 2016.
- la garanzia che un’alta percentuale di individui sottoposti al test presso presso mezzo mobile Gay Village organizzato in occasione del Pride di Luglio 2016.ne ricevano l’esito;
- l’offerta di counselling post-test a un’alta percentuale di individui risultati HIV positivi presso presso mezzo mobile Gay Village organizzato in occasione del Pride di Luglio 2016.
- l’offerta di counselling post-test a un’alta percentuale di individui risultati HIV negativi presso presso mezzo mobile Gay Village organizzato in occasione del Pride di Luglio 2016.
Il progetto non prevede costi per la struttura (affitto di locali) in quanto verrà svolto completamente presso i locali dell’associazione Odv Casa Arcobaleno.
Destinatari del progetto (individuazione della tipologia e del numero dei destinatari del progetto)
Il progetto intende raggiungere una ampia fascia di popolazione appartenente alla comunità LGBT della regione Piemonte, inclusi gli MSM. I numero di fruitori del servizio, sarà comunque più ampio. Nei tre progetti pilota nazionali, infatti, abbiamo verificato una forte tendenza all’uso del servizio anche da parte di persone non appartenenti alla comunità LGBT, quali migranti, ma anche persone eterosessuali che non utilizzano il contesto ospedaliero. Nei precedenti test il numero di persone che hanno partecipato al piano di test che non si erano mai testati in precedenza è stato elevato. Questo è un dato che fa comprendere come i test community-based siano di fondamentale importanza. I principali beneficiari di questo progetto sono rappresentati, quindi, dai gruppi di popolazione vulnerabili e/o con difficoltà di accesso al test per HIV. Basandoci sulle precedenti esperienze, siamo certi che nei 9 mesi di svolgimento del progetto il numero di persone che verranno testate potrebbe variare intorno alle 300 persone.
Soggetti coinvolti nel progetto (tipologia e ruolo di soggetti coinvolti nel progetto oltre il richiedente)
ODV Casa Arcobaleno si occupa delle problematiche legate alla sensibilizzazione e alla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili dal 2014. Il gruppo si riunisce periodicamente e gli incontri sono finalizzati alla formazione dei volontari, nonché alla realizzazione di eventi e appuntamenti informativi interni ed esterni all’associazione dedicati alle tematiche della salute (HIV e AIDS, IST, prevenzione, non discriminazione delle persone HIV+). Si occupa inoltre di promuovere il rispetto delle direttive sugli standard per l’educazione sessuale in Europa, monitorandone l’andamento nella nostra regione nel settore pubblico e dei servizi sanitari. Inoltre partecipa costantemente alla Consulta HIV/AIDS della Regione Piemonte. Per la gestione dei servizi dello sportello socio sanitario verranno attivati appositi protocolli di intesa con la ASL e con il reparto di Malattie Infettive dell’Amedeo di Savoia ASL TO 2 con cui abbiamo già collaborato nei precedenti progetti community-based e nelle iniziative pubblice (convegni, corsi, giornate testing 1 Dicembre, etc).
Modalità di attuazione del progetto (dettagliare attività, fasi, tempi del progetto)
Il progetto esecutivo è realizzato seguendo la metodologia della peer education e del comunity-based testing.
FASE 1: Peer-education:persone opportunamente formate ma riconoscibili come “pari” dai fruitori del servizio (i peer educator) saranno coinvolte nella gestione e nella promozione in outreach del servizio nel suo complesso, ma soprattutto saranno cruciali nello svolgimento del servizio di counselling pre e post-test (counselors) e nell’accoglienza presso la sede Casa Arcobaleno. Il primo mese saranno definiti dei protocolli del percorso di offerta del test fino alla presa in cario dalla Struttura Ospedaliera di riferimento per conferma test ematico; saranno inoltre definiti gli strumenti “modelli” da utilizzare nel percorso. Il primo mese dall’avvio del progetto verranno acquisiti i test e gli altri materiali socio sanitari necessari all’intervento. Nei primi 2 mesi di svolgimento del progetto si provvederà alla formazione del personale (su base volontaria) dei peer educator, dei counselors e degli addetti al welcome. Nei primi due mesi verrà prodotto materiale informativo distribuito alla popolazione (flayer e pagina dedicata sito internet)
FASE 2: Approccio community-based: l’offerta del test verrà de-ospedalizzata e in una certa misura de-medicalizzata. Ad oggi è previsto comunque l’intervento di un medico infettivologo per la somministrazione del test, soprattutto per vincoli di tipo legale. Tuttavia l’approccio complessivo è teso alla riduzione dell’impatto “medicalizzato e ospedalizzato” che tipicamente ha l’offerta del test e all’aumento invece del suo aspetto di “cura di sé” comunitaria: i medici prescelti hanno già collaborato con Odv Casa Arcobaleno e con Arcigay “Ottavio Mai” di Torino e faranno comunque lo stesso percorso di peer-education fatto dagli altri volontari, al fine di acquisire sensibilità e conoscenze rispetto alla comunità, alle sue culture, ai suoi linguaggi e alle sue abitudini. La formazione e sensibilizzazione del personale coinvolto verso le esigenze del target di intervento avverà nei primi due mesi anche attraverso l’affiancamento del personale già formato che ha già collaborato ai progetti precedenti.
FASE 3:Luogo di esecuzione del progetto: il progetto verrà realizzato presso la sede di Casa Arcobaleno in un’ottica fortemente community-based, sede delle principali Associazioni LGBT Piemontesi (Arcigay Torino “Ottavio Mai” Associazione Culturale e Ricreativa 011 Sauna Club, Rete Genitori Rainbow, Quore, Agedo Torino, Gruppo Sportivo Gatto Nero, Famiglie Arcobaleno, Polis Aperta) e Gay Village organizzato in occasione del Pride, ovvero orientata a 1) spostare l’offerta di test in setting non clinico e in orari non convenzionali, più consoni alla comunità; 2) coinvolgere operatori alla pari nell’offerta attiva del test (financo nella effettuazione del test, oltre che nel counselling); 3) introdurre test rapidi nell’offerta del test. Tale fase durerà i restanti mesi.
FASE 4: Elaborazione risultati del test: Saranno elaborati i questionari qualitativi del test. Inoltre saranno elaborati i dati relativi al risk assessment al fine di fornire indicazioni utili alla definizione di piani di interveneto mirato alla comunità di riferimento. Valutazione efficacia – efficienza.
Risultati attesi
Concretamente, il progetto contribuirà a:
• aumentare il numero (la percentuale) di individui che vivono con HIV consci del loro status sierologico;
• ridurre la percentuale di diagnosi tardive dell’HIV;
• ridurre la percentuale di persone che vivono con HIV non iscritte a un programma di trattamento e assistenza.
Se questi risultati saranno ottenuti, questo rappresenterà il successo dell’iniziativa. Lo sportello socio assistenziale continuerà il suo funzionamento e amplierà la gamma dei fruitori anche con campagne ad hoc per quelle sacche di popolazione che, al termine del progetto avranno dimostrato di aver utilizzato meno il servizio.
Lo sportello socio sanitario rappresenterà un punto di riferimento per la comunità e un esempio da seguire anche per altre realtà associative tipiche di altre realtà svantaggiate o a rischio quali i migranti e gli utilizzatori di droghe.
Con il finanziamento e la collaborazione di:
Realizzato con il sostegno del Centro servizi Vol.To
Con il patrocinio morale di:
Il progetto aderisce alla rete di progetti presenti in: